Riabilitazione posturale
Trattamento post-chirurgico di mastectomie

Riabilitazione posturale -Centro medico di fisioterapia Miglianti rieducazione posturale in Toscana

Riabilitazione posturale

La rieducazione posturale, anche detta ginnastica posturale, si basa su una serie di esercizi mirati a ripristinare una condizione di equilibrio corporeo, a livello muscolare e scheletrico, interviene sulle zone dove si presentano tensioni e squilibri per riportare armonia e benessere e lo fa attraverso degli esercizi fisici mirati. Il Dolore, blocchi articolari, tensioni muscolari, sono messaggi che manda il corpo per segnalare situazioni di non equilibrio.

La ginnastica posturale si prefigge l’obiettivo di ripristinare l’equilibrio perduto. Chi desidera sottoporsi a delle sedute di rieducazione posturale per prima cosa deve rivolgersi a un professionista in grado di individuare le cause dell’alterazione posturale e identificare gli esercizi più adatti per agire sulla zona da trattare.
La ginnastica posturale si rivela indispensabile in presenza di problemi alla colonna vertebrale o disturbi legati a una scorretta postura. Risulta essere un utile trattamento post operatorio quando l’intervento chirurgico è andato proprio ad intervenire su alcuni distretti muscolari o articolari. La ginnastica posturale è una preziosa tecnica riabilitativa in particolare in caso di protesi d’anca, operazioni al menisco, distorsioni, solo per citare alcuni esempi.
Serve inoltre in presenza di scoliosi, lombalgie, ernie, sciatalgie, artrosi e cervicalgie. Se è vero che normalmente ricorrono alla rieducazione posturale le persone che soffrono di dolori, blocchi e tensioni, è anche vero che la ginnastica posturale è un efficace metodo per prevenire problemi articolari e scheletrico-muscolari.
In particolare si rivela utile alle persone sedentarie, che passano molto tempo sedute a una scrivania, ma anche a chi passa parecchie ore in piedi. Nel nostro Centro Medico usiamo esercizi di ginnastica posturale che aumentano l’elasticità e la tonicità dei muscoli attraverso posizioni che vanno ad allungare i muscoli. In altri casi migliorano la forza e la resistenza grazie ad attività che vanno a lavorare sullo sviluppo muscolare.
La rieducazione posturale agisce inoltre sulla respirazione e sulla capacità motoria attraverso tecniche mirate. Da non scordare poi che alcuni esercizi posturali contribuiscono ad una migliore gestione dello stress. Alla base di questa disciplina c’è l’azione correttiva sulla postura errata che si tende, spesso inconsapevolmente, ad assumere abitualmente.

Trattamento post chirurgico di mastectomie

L’intervento chirurgico al seno rappresenta un evento rilevante nella donna che lo subisce. La nostra terapia ha lo scopo di favorire un’informazione e una gestione corretta di tutte le procedure e problematiche che possono insorgere all’interno di un percorso di cura dopo un intervento di chirurgia per patologia al seno.

Una particolare attenzione viene riservata al trattamento riabilitativo, come momento di ripresa e di opportunità nel condividere le difficoltà che emergono in questo percorso, attraverso il quale è possibile ricreare quel meraviglioso legame di sostegno tanto antico e tanto nuovo “da donna a donna”.
Tecniche di prevenzione e molteplicità di trattamenti
Oggi le tecniche di prevenzione e la molteplicità di trattamenti a disposizione rendono la prognosi di queste patologie favorevole consentendo di vivere un evento possibile in maniera più serena.

Tuttavia, le problematiche emergenti dopo l’intervento sono molteplici: il dolore, le limitazioni funzionali dell’arto superiore ed il rischio di linfedema devono essere fonte di attenzione sin dal primo giorno dopo la chirurgia sia da parte dei medici che della Paziente, al fine di ridurne l’impatto e la ricorrenza a medio e lungo termine.

Pertanto, sono necessari:
  • l’intervento di un gruppo multidisciplinare di specialisti dedicati (chirurghi, oncologi, fisiatri, fisioterapisti, radioterapisti, psicologi ed infermieri) che forniscano le cure ed i consigli adeguati;
  • l’impegno della donna sottoposta a chirurgia nell’eseguire gli esercizi a domicilio e ad osservare le norme comportamentali e d’igiene, mirate alla prevenzione anche quando un trattamento riabilitativo ambulatoriale non fosse previsto.
Riabilitazione
Dopo la diagnosi, la riabilitazione rappresenta una componente dell’iter assistenziale nella patologia del seno. La presa in carico avviene durante la degenza, si prosegue con esercizi in studio seguiti passo passo e si completa a domicilio con un “auto-trattamento”, che migliorerà progressivamente l’autonomia funzionale. La riabilitazione interviene per recuperare, nel minor tempo possibile, il benessere psico-fisico, funzionale e sociale dopo l’intervento chirurgico. Le donne operate al seno possono essere esposte maggiormente a tutta una serie di complicanze che possono beneficiare di trattamenti riabilitativi ambulatoriali o domiciliari a seconda del caso.

Queste possono essere riassunte in:
  • problemi di cicatrizzazione;
  • limitazioni articolari e alterazioni posturali;
  • lesioni neurologiche periferiche iatrogene ed evolutive;
  • turbe circolatorie venose e linfatiche con linfangiti e linfedemi;
  • complicanze legate alla chirurgia ricostruttiva.
È molto importante che, dalla parte operata, l’arto superiore conservi una buona articolarità, pertanto quando la paziente è dimessa, dovrà continuare l’autotrattamento e la terapia presso il nostro studio fino al momento in cui effettuerà la visita di controllo. Gli esercizi dovranno essere eseguiti con lentezza, armonia, ricercando la simmetria del gesto e seguendo un ritmo respiratorio profondo, e rilassato. Se raggiungere e/o mantenere la posizione provocasse dolore, si raccomanda di fermarsi appena prima, quando si avverte un po’ di tensione, fastidiosa ma non dolorosa.

Contemporaneamente è opportuno svolgere le comuni attività motorie della vita quotidiana. Lo sport potrà essere ripreso dopo 4 settimane dall’intervento chirurgico (per quelli che prevedono un’attività intensa dell’arto superiore, come nuoto, acquagym, danza, ecc. sono preferibili 6 settimane). E’ buona norma l’acquisto di un reggiseno contenitivo con spallina larga, preferibilmente con apertura anteriore, da utilizzare giorno e notte per 2 o 3 mesi successivi all’intervento.
Linfedema
Il linfedema è una condizione patologica caratterizzata da un accumulo di liquido nello spazio extracellulare ad elevata concentrazione proteica.
È una patologia piuttosto frequente, a decorso cronico e progressivo. I linfedemi dal punto di vista eziopatogenetico vengono distinti in primari (a manifestazione precoce o tardiva secondo l’epoca di comparsa della malattia) e secondari (conseguenti per lo più ad interventi chirurgici oncologici, associati o no a radioterapia).
Il linfedema primario è causato da una malformazione dei vasi linfatici (linfoangiodisplasia), con uno sviluppo o una crescita anormale del sistema linfatico e/o dei linfonodi. Interessa prevalentemente il sesso femminile (85%) e gli arti inferiori.
Nell’anamnesi si ritrova frequentemente una causa scatenante apparente (un trauma fisico o psicologico). Secondo l’epoca di comparsa si distingue:
  • il linfedema congenito: raro; già presente alla nascita o manifestatosi entro i primi due anni di vita;
  • il linfedema precoce: è la forma di linfedema primario più comune (circa il 90% dei casi). Compare < 35 anni, solitamente unilaterale, nella maggioranza dei pazienti si limita al piede ed alla gamba;
  • il linfedema tardivo: è relativamente meno comune (circa il 10% dei linfedemi primari). Si manifesta > 35 anni, a seguito di un trauma, un episodio infettivo, oppure senza causa apparente.
  • Il linfedema secondario ha sempre una causa determinante: iatrogena come l’asportazione dei linfonodi dell’ascella nel caso del tumore della mammella, dell’inguine nei processi tumorali dell’apparato genito-urinario o del retto oppure gli interventi di safenectomia per IVC o come preparazione di un bypass aorto-coronario; a radioterapia nelle patologie tumorali e non; ad iniezioni locali con prodotti lesivi del sottocute. Ha un andamento centrifugo: parte dalla radice dell’arto e si propaga verso la sua estremità distale.
La causa del linfedema post-mastectomia è da ricercare, quindi, nell’asportazione dei linfonodi ascellari che disposti lungo la via di deflusso della linfa dall’arto superiore, determina un blocco meccanico (interruzione per lesione e per cicatrizzazione) alla sua uscita.

Il linfedema può avere una fase prolungata di latenza, corrispondente ad un momento di equilibrio tra l’aumentato carico linfatico e la ridotta capacità di trasporto. È normale la comparsa dopo 4-6 mesi dall’intervento o dalla radioterapia. Dopo la sua comparsa la progressione è certa, più o meno lenta ma costante. Di pari passo evolve la consistenza dell’edema: inizialmente molle tende a diventare duro, fibrotico.
Il linfedema predispone a ricorrenti episodi infettivi (la ricchezza proteica favorisce la crescita dei batteri) agevolati da una scarsa igiene o da immunodeficienza locale. Queste ricorrenti infezioni, che a loro volta determinano un progressivo danno dei vasi linfatici ed un incremento dell’edema, possono presentarsi con modalità diversa: come una linfangite o come erisipela.
Linfangite
La linfangite si manifesta con un arrossamento, uniforme o a chiazze, oppure con strie rossastre che si dirigono in senso prossimale verso i linfonodi regionali, classicamente ingrossati e dolenti. Talora, ma non è la norma, sono presenti i segni di uno stato settico con brivido, febbre, compromissione dello stato generale.

Agenti responsabili sono per lo più lo streptococco beta-emolitico, lo streptococco viridans, lo stafilococchi aureo, che normalmente presenti sulla cute come saprofiti, penetrano nei vasi linfatici attraverso un’abrasione od una ferita infettandoli. L’erisipela è determinata dallo streptococco beta-emolitico di gruppo A, e si manifesta con una chiazza di colore rosso vivo, calda e dolente, con cute tesa e lucente, a limiti netti, a gradino verso la parte sana. Lo stato generale è sempre compromesso, con astenia, malessere e febbre elevata di tipo settico (39-40 °C).
Il linfedema evolve in maniera costante ed a seconda della manifestazione clinica si distinguono 5 stadi:
  • I stadio, pre-clinico, dove il linfedema è assente ma è a rischio di comparsa per la presenza di alterazioni delle vie linfatiche, evidenziabili con l’esame linfoscintigrafico. È il caso ad esempio della mastectomizzata che non presenta lifedema.
  • II stadio, dove l’edema è lieve e regredisce spontaneamente con la posizione declive ed il riposo notturno;
  • III stadio, in cui l’edema è presente, non regredisce spontaneamente alle modificazioni posturali, e anche con i trattamenti regredisce solo parzialmente;
  • IV stadio, in cui compaiono le deformazioni dell’arto, detto “elefantiaco” o “a colonna” perché non sono più distinguibili i normali rapporti morfologici dei suoi segmenti; con scomparsa dei rilievi ossei e tendinei;
  • V stadio, dove all’elefantiasi si aggiungono le complicanze locali come lesioni cutanee persistenti, deficit funzionale degli apparati artro-muscolotendinei e nervosi;
La terapia del linfedema si basa fondamentalmente sulla Terapia Decongestiva Combinata cioè protocolli terapeutici che prevedono l’associazione di linfodrenaggio manuale, elastocompressione, cura della pelle, esercizio terapeutico ad arto bendato o provvisto di tutore elastocontenitivo, da mettere in pratica con protocolli intensivi, seguiti da protocolli di mantenimento; alcuni AA., ed in particolare Leduc, inseriscono nel protocollo anche la pressoterapia pneumatica.

Riabilitazione posturale